martedì 11 dicembre 2012

Il mio amico Paolo Campagna mi ha inviato l'articolo di Elena Giannino che io ho il piacere di pubblicare. Nino Lacagnina
"Sono un siciliano doc entrato al Ministero del Lavoro tanti anni fa; pensi che correvano gli anni 50 quando io iniziai a lavorare nella mia città natale, Caltanissetta, dove ho vissuto fino al 1972, anno in cui decisi di trasferirmi a Bologna con tutta la mia famiglia ..."
Inizia così il racconto del collega Paolo Campagna che ho avuto il piacere di conoscere solo telefonicamente, ma che già attraverso la voce ha saputo trasmettermi delle belle emozioni rispetto alla sua esperienza nei nostri uffici.
Come mai la scelta di trasferirsi a Bologna?
"Mia figlia, ancora oggi, dice che ho sfidato il Governo; sono partito con tutta la mia famiglia prima di avere in mano un decreto di trasferimento. Mi sono presentato a Roma dal capo del personale - allora farsi ricevere da un direttore generale era come chiedere un appuntamento al Presidente della Repubblica o al Papa - dicendogli che non avevo mai chiesto nulla allo Stato. Come invalido di guerra in quel momento, in quel momento, avevo bisogno di vivere vicino ai miei figli che studiavano a Bologna"
Dal tono di voce mi accorgo che Paolo ricorda ancora emozionato quel momento che gli ha permesso di coronare il suo sogno di stare con la sua famiglia, vedere terminare i loro studi e diventare dei professionisti affermati.
Cosa le viene in mente di quegli anni, di quando ha iniziato a prestare servizio
 nell'Amministrazione?
"Lavorare all'Ispettorato del Lavoro di Bologna a quei tempi era il massimo a cui un Ispettore poteva aspirare, visto che la preparazione di tutti i colleghi era molto alta. A Bologna si studiavano le sentenze che poi diventavano un modello per tutti gli altri uffici periferici, con la redazione di un bollettino mensile. I colleghi all'inizio pensarono che io, arrivando dal Sud, fossi meno preparato di loro, ed invece credo di aver dato dimostrazione che non ero da meno e così pian piano, mi feci strada come Ispettore. Con alcuni colleghi mi sono trovato molto bene e di loro conservo ancora un buonissimo ricordo. All'epoca c'era come direttore il Dott. Fragolini, poi è arrivato l'ingegnere Tarallo e con entrambi posso dire di aver avuto un ottimo rapporto fatto di stima e di rispetto reciprocuo".
Rispetto ad oggi, secondo lei, cos'è cambiato negi uffici dell'Ispettorato del Lavoro?
" Sono in pensione da circa 20 anni e non so esattamente cosa sia cambiato ma posso dire che in passato la figura dell'Ispettore era molto rispettata sia internamente dai capi, sia dai consulenti del lavoro e dalle imprese. Quando arrivavamo in ispezione avevo l'impressione che si comprendeva bene la nostra attività e il nostri ruolo ma soprattutto se c'era qualche problema ci sentivamo sempre tutelati dall'Amministrazione e se non riuscivamo a risolverlo ci rivolgevamo al nostro capo servizio e insieme trovavamo la soluzione, sempre con l'accordo e il rispetto reciproco, questo tipo di sistema ci faceva sentire parte di una grande famiglia."
Tra i suoi ricordi le viene in mente qualche episodio significativo che le fa piacere raccontare?
"Mi viene in mente che, per quanto amassi il mio lavoro, a volte mi rendevo conto che era anche un po' pericoloso perchè si potevano incontrare dei personaggi imprevedibili durante le ispezioni. Un giorno mi recai in un'azienda agricola e quando finii  d'interrogare tutti i presenti mi si avvicinò una donna che mi disse che aveva un appezzamento di terreno che confinava con quello oggetto d'ispezione e voleva capire se poteva esserci uno "scambio di monodopera" ; l'agricoltore che mi vide parlare più a lungo con quella donna si adirò e cominciò a strapparmi i verbali dalle mani, colpendomi con violenza con un quaderno fino ad arrivare a chiudermi a chiave in una stanza.  Quella volta andai al pronto soccorso e l'agricoltore fu condannato a 6 mesi di reclusione con la condizionale".
Come vi adoperavate nella quotidianità per stare bene, per essere più sicuri?
" Prima di tutto di fare questo tipo di attività con tanta passione; è un lavoro che bisogna sentire, che richiede dedizione e amore ma anche una grande preparazione tecnica che porta a studiare sempre, ad approfondire. Noi eravamo molto preparati proprio perchè studiavamo a casa sacrificando a volte anche il tempo con la famiglia. Per fare bene questa attività ci vuole serenità e bisogna portare allegria. Quando sono arrivato dalla Sicilia i colleghi non si parlavano tra di loro ed io sono riuscito a creare un gruppo di amici attraverso gli ingredienti dell'umorismo e della serenità, organizzando anche periodicamente "pranzetti". I colleghi per questa ragione ni dicevano di avere portato un po' di sole di Sicilia nell'ufficio di Bologna."
A questo proposito, è rimasto in contatto col nostro mondo?
"Sono rimasto in contatto con alcuni colleghi  che ancora oggi mi vengono a trovare e mi telefonano. Credo che molti mi ricordino come un simpaticone, un burlone che faceva molti scherzetti. Pensi che a carnevale mettevo la puzzola sulle scale o sotto i cuscini della ragazze. Io ho un bellissimo ricordo di questo lavoro e di molti colleghi e spesso penso a loro con affetto e credo che alcuni facciano altrettanto".
Paulì, l'articolo tu pubblicau accussì comu mu facisti aviri però t'arricurdu ca si tu facisti na bona figura a Bologna u meritu  è anche dell'ispettorato del Lavoro di Caltanissetta ca nunn'era inferiori a nuddu in Italia e unni tu ti formasti di Ispitturi.  Daccordo?
                                                            Antonio Lacagnina ex Ispettore del Lavoro di Caltanissetta

Nessun commento:

Posta un commento