martedì 30 settembre 2008

Pro e contro i Blog e Internet nelle critiche al romanzo “Un fiore di loto nel Bahr Belà Mà”, di “Bromelia” e Nino Lacagnina.

Amare la persona e il giorno in cui quella persona verrà finalmente incontrata.
Il desiderio viene proiettato verso due oggetti “smarriti”.
Una persona ( l’innammorato/ta) e il tempo ( il futuro o il tempo nella sua totalità?).
Leggo laicamente il poema di “Bromelia” e Nino Lacagnina. Non mi lascio intrappolare nelle pregresse letture proustiane sul tempo perduto. Devo, però, sospettare che una ragione dovrà pur esserci nella scelta operata dai poeti che fanno precedere il loro lavoro da cinque, programmatici versi… Conclusa la lettura dell’opera m’è venuto di pensare ad un qualcosa che sia il corrispettivo temporale dell’utopia. L’utopia, infatti, riguarda lo spazio. Il fuori dal luogo. La città, lo stato, soprattutto, pensato fuori dalle condizioni di una situazione concretamente vissuta e non accettata. Una proiezione, che viene collocata nel futuro. Quindi nel tempo. Ma collocata, posta, cioè, in un luogo.
La cornice in cui s’intreccia la delicata storia d’amore di Alì e di Lhiao – i veri coautori del poema – non fa pensare al desiderio di recuperare uno spazio (utopico), bensì un tempo (futuro…, il giorno), il tempo in quanto tale.
Coniando un neologismo, azzarderei ucronia. Non l’eternità che non è tempo. Ma la ricchezza del tempo che è la persona. Un post. Non nel senso che seccede, viene dopo…Come, ad esempio, il postmoderno. Che non è l’era che segue alla fine della modernità come farebbe pensare il prefisso post. Ma il tempo - il giorno – che non è più il passaggio del passato attraverso il presente verso il futuro. Ma compresenza. Esperienza simultanea e totale – il giorno – come è totale e simultanea l’esperienza dell’amore. Che solo per ragioni linguistico-verbali ed espositive viene coniugato e quindi descritto, narrato come una storia. E, infatti, al di là della ricerca affidata ad una giornalista curiosa, Alysia Delmer, la storia d’amore dei protagonisti è una non-storia che viene testimoniata da loro stessi, espressa dai loro versi, comunicazione della loro emozioni fuori da ogni cronologia. Malgrado le copie di post di blog in cui vengono trovate, incartate in un foglio grande riportate a caratteri cubitali la scritta HISTORICAL DOCUMENT. Né, mi pare, abbia una importanza decisiva il fatto che l’incipit del romanzo abbia un’indicazione cronologica ben precisa. Tutto, infatti, parte da una data circostanziata. Nel mese di dicembre del 2006, la giovane giornalista americana scende nel garage della zia materna per cercare un libro di avventure letto precedentemente.
Sembra l’inizio di un romanzo storico di manzoniana memoria. Il ritrovamento di uno scartafaccio dietro il quale si nasconde l’austero autore che non vuole passare come artefice di un’invenzione. Seguono altre righe in cui il lettore prova la sensazione di addentrarsi nel romanzo poliziesco. Ma subito egli avverte di trovarsi nell’atmosfera della comunicazione elettronica. Nell’era del post. Che, come accennato prima, non è l’era del dopo come suggerisce il prefisso. Ma quella in cui il tempo non è successione, ma una forma di compresenza. Quella in cui le vicende sono vissute in copie di post di blog. Che possono interloquire tra loro. In assenza dei protagonisti dell’avventura e delle emozioni che essi raccontano. Infatti, non sono i protagonisti a dialogare. Sarebbero presenti.
La storia dello smarrimento e del desiderio di incontrarsi non avrebbe alcun senso. I post di blog invece non si ignorano, anche se vengono riportati alla luce da una giornalista, finalmente liberati dalla scatola in cui le copie erano state sigillate. Una scatola coperta da tantissima polvere. Contenente copie di post di blog non doveva essere molto antica come la polvere farebbe pensare. Anche perché lì la giovane giornalista era andata a cercare un libro che aveva letto da giovinetta. Quindi, dato che è giovane, non moltissimi secoli prima. Ed anche per la ragione che le copie trovate erano state riprodotte con stampante laser!
Tutte cose che inducono a pensare che le indicazioni cronologiche non sono essenziali. Anzi, nella loro aleatorietà, vogliono trasportare il lettore fuori dal tempo.
L’ambientazione, dunque, è surreale. E i post di blog sono i sopravvissuti di una realtà che si è contratta, accartocciata, desertificata. I surrogati di una natura con fiumi dalle acque limpide, fiori coloratissimi, lune, notti e soli che sarebbero scomparsi insieme ai due protagonisti che hanno perso le tracce di loro stessi.
La copia di blog dell’innamorato si chiede se vedrà la sua innamorata, dice di sperare di essere cercato, di identificarsi con la natura e con l’amata che, anch’ella natura in quanto copia di blog, gli sta vicino. Si susseguono, infatti, le copie di blog in questo dialogo intenso articolantesi in cinque capitoli. E da semplici copie di carta, le copie di post di blog acquistano un’anima, diventano realtà e non solo mera spettralità virtuale. Persone in carne ed ossa che si ritrovano.
E’ ormai tempo che la poesia si misuri con la nuova realtà.
Il post cui accennavo prima, infatti, non è solo una categoria astratta usata da alcuni intellettuali. Riguarda, infatti, la concretezza della vita degli uomini, dei loro sentimenti, delle passioni, delle emozioni e quindi della lingua verbale e delle poesie che le narra.
Spesso arricciamo il naso quando, aprendo i quotidiani o ascoltando i tg, apprendiamo di innovazioni tecnologiche che non sono soltanto strumenti che alleggeriscono la fatica e migliorano la qualità della vita. L’ingegneria genetica e le nanotecnologie ormai costruiscono e sperimentano con successo protesi bioniche che possono essere incorporate nell’organismo umano. Possono aiutarlo a produrre immagini mentali, nuovi apprendimenti da conservare nella memoria; possono potenziare la capacità di fantasticare, di amare ( nel senso di fare sesso) e anche di scegliere la tecnologia della morte (nel senso di optare per una o un’altra agonia).
Sicchè da cuì a non molti anni gli uomini non avranno più bisogno di medici o di ospedali per la cura delle malattie, ma di officine in cui riparare organi o sostituire moduli e protisi bioniche. Anzi, i più esperti potranno fare da sé, come col bricolage, in termini di autoriparatori.
Evidentemente non avremo più l’homo sapiens sapiens. Ammesso che l’abbiamo in questo momento di fine dell’impero. Un post-uomo, invece. Che per bisogni, emozioni, argomentazioni e linguaggi non potremo prefigurare. Anche se!…
In questa prospettiva di desertificazione immaginata da “Bromelia” e Lacagnina, dopo avere smarrito l’uomo/donna amato e il tempo, vedo lievitare il loro desiderio di tornare ad incontrare questo o quella. Proprio per andare oltre il deserto dopo averlo attraversato col coraggio e la grande dignità dei tuareg. Il deserto ha determinato lo smarrimento, la perdita del senso. Forse nel momento stesso in cui tutto s’incontra con tutto. Si confonde, si mescola in una forma di meticciato generale. Paesaggio ed etnie. Il viaggio è all’origine e nel viaggio Alì e Lhiao si smarriscono. Ci vorrà una lingua per ritrovarsi. La lingua del giornalista che cerca nella cassa coperta di polvere. La lingua verbale antica. Che diventa, però, la lingua di storie e d’avventure, quella cioè del giornalista, lingua delle copie dei blog perché Alì e Lhiao possano ritrovarsi e ritrovare il tempo grazie ad uno strumento che il tempo ha così radicalmente cambiato, avendo superato il muro che separava e faceva distinguere la realtà dalla virtualità. Percezioni di emozioni. Quelle create dal cuore del poeta, trasformate in versi capaci di produrre sensazioni che sono le "solo esatte interpretazioni di essi", ricezioni di emozioni, poesia della madre terra "che tutto e tutti /avvolge / nella sua /amorevole /coltre". Come accade nel sogno quando, apunto, il tutto, non obbedendo ad alcuna logica discorsiva, si confonde e sfugge "tutto quello che si è sognato / ed io no / non voglio che sia solo sogno / è deve essere, è realtà / quello che sto vivendo / e se sogno sia / che continui a sognare / e non mi svegli mai". Questa presenza, non importa se sogno o realtà, vince il vuoto del deserto, dà luce al giorno, vince l’incolmabile vuoto, il nulla. Di cui il poeta ha piena consapevolezza che esprime nell’invocazione alla Musa, ispiratrice dei suoi sogni. " Eppure lo so verrà / Verrà colei che temiamo / e che s'impossesserà di noi / trascinandoci nell'oblio. / di noi nulla resterà / se non il rimpianto / di chi rileggerà / queste nostre note", le copie di blog casualmente rispolverate da una giovane giornalista.
"Nell'immenso Bahr Belà Mà" occorrerà resistere alla nientificazione dell’identità umana. Perché, quando avrà perduto la possibilità di dire l’amore e la libertà, l’uomo con il linguaggio e la poesia avrà consegnato al deserto anche la sua umanità.


Prof. Luciano Vullo
Critico letterario e d’Arte
7-Maggio-2008


Senza toni encomiastici, ma con netta convinzione, si è voluto attribuire alla moderna tecnologia (Post di blog - internet) un ruolo di primo piano nella elaborazione di una storia che ha nel suo epicentro due personaggi di indiscutibile fascino, Alì, tuaregh dal nero litham e Lhiao, figlia del Celeste Impero.
I due si incontrano, si perdono, si ritrovano (grazie ai post di blog) attraverso un groviglio di situazioni e di itinerari che abbracciano Cina, America e Africa coinvolgendo siti, popoli, approcci, “modus vivendi” ora antitetici, ora concilianti.
Dico subito che la comunicazione elettronica non mi fa impazzire e quanto il Prof. Vullo sostiene che “è ormai tempo che la poesia si misuri con la realtà” mi permetto umilmente di dissentire perché ritengo, che la poesia non potrà mai misurarsi con la freddezza robottistica di una realtà meccanica.
Ribadisco invero che “Bromelia” e Nino Lacagnina sono riusciti, ed è questa la loro autentica genialità, a memorizzare idealmente, estrapolandoli da un feticcio metallico, emozioni, sentimenti, passioni che non possono essere considerati l’esclusivo patrimonio creato dai post di blog obliati per anni e scoperti dalla fortuita ricerca di una giornalista, né si può imputare a questa novella e idolatrata maieutica del nostro tempo l’aver dato visibilità e spirito vitale ad un prodotto figlio di Internet.
Quelle copie di post di blog, custodite in una scatola rossa ricoperta di polvere potrebbero essere interpretati come i simboli incosci di un copione esistenziale che traduce attraverso le pulsazioni di una tastiera, la storia di un Lui, Alì, ed una Lei, Lhiao, emersi come per magia da un incontro senza spazio e senza tempo, perché paradossalmente lo spazio e il tempo, non più entità astratte, assumono il significato miracolistico di un parallelismo simultaneo, dove si rincorrono, senza pausa e con armoniosa sintonia luci, penombre, colori, miti,voli, sogni, profumi, sorrisi, malinconie, leggende, usi, costumi in una mappa variegata di grande bellezza descrittiva.
In questa scenografia, mirabilmente allestita con originalissimo stile narrativo e arricchita da tenue illustrazioni pittoriche, giganteggia uno splendido racconto d’amore.
Il supporto tecnologico dei post di blog non è più prevalente, anche se determinante va giudicata la sua implicazione intesa come imput.
Gli schermi parlati sono ora quelli dove, scorrendo le pagine del romanzo, continuano a materializzarsi fatti e figure che ti avviluppano al punto tale che vorresti anche tu, come un antico tuaregh, raggiungere l’Ahaggar “dove il tempo fluisce senza sussulti e la vita sarà più degna d’essere vissuta” “Da esseri liberi”.
La giornalista Alisya Delmer non è la protagonista del romanzo-. Ma Lhiao ed Alì avevano bisogno di lei per esistere e coesistere in un intreccio simbiotico del quale Alysia ha tracciato abilmente la regia.
Lontani dalla società civile, e pertanto da Internet che di questa società è l’emblema, il tuaregh Alì e la sua Fior di Loto dimenticheranno i post di blog per godere, senza condizionamenti, della preziosa solitudine di due creature profondamente innamorate, unici cittadini di un mondo libero, vivo e vivibile.
Questo a conferma del fatto che la tecnologia, che tutto può e molto dà e qualcosa toglie alla creatività, non sarà in ogni caso l’assoluto “motore movens” deputato a determinare le nostre scelte. Le può confezionare, selezionare, pilotare. Ma alla fine si va dove ci porta il cuore.
“Un fiore di loto nel Bahr Belà Mà” di Bromelia e del nostro Nino Lacagnina, un artista multiforme e completo, è nel suo antidogmatismo narrativo, un prodotto letterario compiuto perché i versi e la prosa sono l’osmosi realizzata di un ossatura espositiva che annulla la genesi virtuale per concretizzarsi in un affresco di umanissima attualità.

Dott/sa Nuccia Grosso Azzaro
Critica letteraria e d’Arte
28-Settembre-2008

venerdì 19 settembre 2008

Un fiore di loto nel Bahr Belà Mà

Questa è la copertina del romanzo di "bromelia" e Nino Lacagnina dal titolo "Un fiore di loto nel Bahr Belà Mà", presentato il 13-Settembre-2008 presso la Biblioteca Comunale Scarabelli di Caltanissetta, che si può trovare presso le librerie di Caltanissetta, Catania, Canicattì e Mussomeli.

lunedì 15 settembre 2008

Eventi e manifestazioini

Il 13-Settembre-2008 si è svolta a Caltanissetta, presso la Biblioteca Comunale Scarabelli, la presentazione del libro “Un fiore di loto nel Bahr Belà Mà “ di Nino Lacagnina e “Bromelia”.
Il libro narra di una dolce storia d’amore tra Alì Jassiri e Lhiao Ciò: Lhiao, costretta da avverse circostanze, lascia Pechino, sua città natale, e dopo varie vicissitudini, crescendo, si afferma come un importante medico che svolge con passione e competenza la sua attività.
Alì, un tuareg, compie un viaggio in Cina dove, fra le sfolgoranti luci di Shanghai, lo scosceso percorso della Grande Muraglia e le placide acque del fiume Lì, è colpito dalle frecce di Cupido che gli provocano profonde e inguaribili ferite per i profondi occhi a mandorla di un’esile figlia del Celeste Impero.
Un ritorno di Lhiao gia adulta nei luoghi della sua lontana infanzia, eventi imprevisti e imprevedibili, incontri casuali, sconvolgono la tranquilla routine della sua quotidianità.
Molti imprevisti dell’animo umano che non conosce confini, un mondo lontano ma ravvicinato dalla tecnologia: sensazioni, sentimenti struggenti, tenere passioni, pensieri affidati all’etere con “Post di Blog”, la professionale curiosità della giornalista Alysia Delmer che indaga su una misteriosa scoperta e cerca tutti i mezzi di venirne a capo. La vita dei protagonisti in balia di eventi e circostanze impensabili… che si muovono in lontane parti del mondo, Africa, America e Cina dove non è certo pensabile trovare la soluzione delle loro aspirazioni…
Del romanzo hanno parlato il Prof. Luciano Vullo, artefice della prefazione del libro, la Dott/sa Nuccia Grosso Azzaro- giornalista e critica letteraria e d’arte e la Dott/sa Rosetta Bonomo – giornalista e critica letteraria.
Al termine, Nino Lacagnina, uno dei coautori, ha ringraziato tutti, gli oratori, il numeroso pubblico intervenuto e “Bromelia”- l’altra coautrice del libro, che non si è rivelata, restando avvolta nel mistero.

venerdì 12 settembre 2008

Incontro con l'Autore

Sabato 13-Settembre-2008, alle ore 18.30, nei locali della Biblioteca Comunale Scarabelli di Caltanissetta sarà presentato il libro dal titolo: "UN FIORE DI LOTO NEL BAHR BELA' MA' " degli autori "Bromelia" e Nino Lacagnina di Caltanissetta.
La prefazione è del Prof. Luciano Vullo di Gela.
Interverranno alla presentazione:
Dott.sa Nuccia Grosso Azzaro- giornalista e critica letteraria e d'arte
Dott.sa Rosetta bonomo - giornalista e critica letteraria
Prof. Luciano Vullo - relatore e critico letterario
Dott. Emanuele Zuppardo - curatore dell'opera della casa Editrice "Betania"
Prof. Andrea Cassisi - Presidente dell'Associazione Cristiana e Spiritualità "Savatore Zupardo" di Gela
Cav, Umberto Scarantino - Presidente del Club Artistico Nisseno Michele Tripisciano di Caltanissetta